Dopo un volo Torino-Cagliari, un’accurata visita all’isola di Sant’Antioco e una ricognizione a Supramonte al Parco nazionale dell’Ogliastra sul Golfo di Orosei.

Sardegna, sei spudoratamente bella stasera! Tornato a Supramonte a studiare logistica perché il rispetto della persona e la determinazione dei popoli non può più aspettare.

Nella diversità uniti sempre come il vomere all’aratro in quanto l’ambiente, l’università e l’alimentazione vengono prima delle dottrine inglesi e dell’archeologia da quando il cielo non è più quello di pria.

Che cos’è quella “roba sarda” scritta dai piemontesi legati ai regnanti di Savoia?

Vegliardi trecento menhir custodi dei pozzi sacri atti a studiare il cielo, che solo il vento e il tempo li modella, li accoppia, li feconda e li censisce alle stelle trafitte da un raggio di luce.

Tu ci sei o vieni a Irgoli a visitare e abbracciare le ombre dei morti nei paraggi delle Tombe dei Giganti che come Gramsci, Emilio Lussu, Fosco Maraini, Primo Levi con il diario di Anna Frank in mano, ci hanno lasciato le chiavi a scavalcare la protervia del tempo.

È solo un atto dovuto; naturale, per un flash, uno scatto dionisiaco, direi.

Tra stele e ciuffi di oleandri e orchidee selvagge vogliose di essere guardate, toccate, chiosate prima che verrà l’inverno e avrà i suoi candori.

In questa baia di Orosei dopo un tuffo al mare tra la grotta del fico e quella del bue marino, Cala di luna ti massaggerò il cuore, ti porterò fortuna, mia Sardinia, Atlantide che compari e scompari fra le carte dei navigatori arabo-fenici, tra le colonne d’Ercole e i mar della Sicilia, custodita e desiderata come la bella Salomè dei sette veli per non essere da chiunque macchiata spogliata scippata dall’Argentaria a Carbonia come le belle sarde veraci fedeli al loro compagno dio Bacco ebbro di vino cannonau di Jerzu e di vino Capocaccia che al ristorante pizzeria Mille Miglia a Sarre della Valle d’Aosta, da Paolo, di bottiglie di vino Capocaccia ne stappo centinaia al giorno. Non sono un sommelier del Mille Miglia ma resto il più attento ai gerani, al gatto, al cane, ai tre Gracchi di Sabrina e del conte Frau. A tempo perso mi improvviso scultore per statuare la bella Mimì prima donna pilota del rally agli albori del Mille Miglia.

E sono ancora qui nel Parco nazionale del golfo di Orosei, ospite da Ivana e dallo chef Daniele Palmas al ristorante pizzeria “Il pozzo”, nella baia di Santa Maria Navarrese. Questa appendice storica e turistica, frazione del Comune di Baunei, archivio all’aperto per speleologi, geologi, antropologi, archeologi e poeti rivoluzionisti che hanno attraversato i Supramonti di Oliena e Orgosolo e Tiscali e le valli di Oddoene e di Lanaittu. Sono le dimore storiche del brigantaggio barbaricino che oggi è diventato richiamo turistico per studiosi di resistenti come Emilio Lussu, Gramsci, Berlinguer, Corrado Alvaro con la sua gente d’Aspromonte, e di avanguardisti come Cesare Pavese, Fenoglio, Calvino, Pierpaolo Pasolini, Giangiacomo Feltrinelli editore e Enesto Guevara rivoluzionario che hanno tentato di fare storia di un diverso modo di vivere civile del Novecento, ammazzati poi dalla politica del governo provvisorio di Berlusconi. Ai primi colpi di testa di questo governo che ha umiliato il fiero popolo dell’antifascismo o si cambia o si muore, tanto prima o poi bisogna morire, da uomini o da caporali.

Epicentro culturale e panoramico, il territorio di Baunei. Sotto gli occhi il sentiero percorso dai millenni e dalle pecore durante la civiltà nuragica.

Atto unico: l’orizzonte calpestabile a due metri di profonde fenditure o irripetibile diaclasi, segno di libertà di una civiltà selvaggia o moderna e telematica. Un saggio vivo, direi, perché l’ultimo confine nell’archivio naturale è il mare di Orosei della costa orientale sarda.

E i naviganti attirati da queste rocce carsiche dolomitiche inespugnabili come la luna che nella sua lucentezza metteva ansia e nella testa ficcava loro l’idea della pastorella che colleziona cristalli da barattare per una carezza esotica dispensatrice di emozione e ricca di sentimenti ancora a noi sconosciuti, che durante la metamorfosi di un genere solo una libellula o un serpente potrebbero spiegare a un palombaro assetato di altrettante emozioni!

E proprio in questi luoghi nelle 66 l’editore Giangiacomo Feltrinelli mi disse: “Lo vedi quello stagno laggiù? E la battigia a due metri dal mare Tirreno? È lo stagno di Tortolì e Girasole”. Poi aggiunse: “Sicuramente Mosè è non è passato da queste parti, altrimenti noi due avremmo fatto la fine della leggenda degli attraversatori del Mar Rosso durante la bassa marea dello stagno e l’alta marea del Mare di Arbatax”. Poi aggiunse: “La vedi quella ragazza in quello sperduto sito archeologico? Non è la selvaggia del villaggio di Baunei, io la conosco: per studiare i suoi riti pagani sembra l’amica di Vir, e passano tutto il tempo a contare le capre, i falchi e le aquile reali. Stasera andiamo a fare la spesa a Baunei, poi risaliamo il colle e riattiviamo la comunicazione logistica interrotta da ieri. Sarà successo qualcosa all’equipaggio tra la grotta del bue e la scarpinata geologica per tornare al campo base”.

L’almanacco del seduttore anarchico ha lo scopo del commediante per esternare fatti e racconti inediti utili alla società che si vorrebbe anticonsumista, anticonformista, anticonfessionale. Quasi quasi direbbe Kafka: antiuomo!

Fine corsa: si cambia modo e modi di fare politica sociale di sinistra radicale. Ha cambiato pelle persino l’America e gli occidentali devono fare i conti con la popolazione dell’oriente, e l’Europa confessionale che ci vorrebbe intubati come nei lager tedeschi in sacrestie e parrocchie, detta papale papale alla Giovannino Guareschi: mai più baciapreti rossi neri bianchi.

Guai a voi guai a voi se tentaste di far sì che queste pagine da salvare non finissero nelle stampe! Diversamente verranno lette a alta voce da artisti di strada e di tutti i teatri d’avanguardia locali e nazionali. È più ragionevole in vacanza studiare Nietzsche e le avventure del Pinocchio di Collodi, perno dello sviluppo infantile e matrice pragmatica per gli adulti proprio come è stato il monumento di Alex Pinna nel centro storico di Tortolì, accasciato e con il naso corto e le gambe lunghe a dir poco trenta metri per osannare il cammino di chi viene da lontano e va lontano.

Tra la valle di Lanaittu e la grotta di “Sa Oche” e “Su Bentu”, villaggio del fiero popolo barbaricino e quello guerrigliero antiromano di Tiscali. Questi luoghi mi ricordano il 66 con l’editore Feltrinelli, presi dal sogno della continuità della lotta come alla Valle Grande del Che Guevara, e la messa a punto della guerriglia globale. Feltrinelli mi disse: “Se stasera contatterò per la seconda volta Grazianeddu Mesina, allora è fatta. Da Orgosolo scandirai per radio quanto esternò Bertolt Brecht: beato quel popolo che non ha bisogno di eroi. Con quel regolare passaporto raggiungerai il Venezuela con la tua mamma. A Caracas ho telegrafato e concordato con la pasionaria XY: vi sposerete, ma non dire niente ai tuoi fratelli perché il governo può danneggiarli. Mi raggiungerete in Bolivia perché i guerriglieri del Che Guevara sono a corto di materiale logistico e di supporto esterno e economico, prima che l’esercito del dittatore René Barrientos guadagni tempo”.

Olocausto occidentale

La CIA americana fece prima: li eliminò tutti e tre, il Che Guevara, Pier Paolo Pasolini e l’editore Feltrinelli, perché temuti e capaci di mettere il mondo sulle rotaie del sol dell’avvenire.

È così, per l’egemonia della società capitalistica e consumistica abbiamo perso 40 anni, per risalire la china. Avete visto che succede? Si spara ai quattro venti e si conclude poco, se i due poli non si uniscono per discutere a quattrocchi di problemi socio economici umanitari come i i medici senza frontiere per salvare il mondo malato di religione. Ribellarsi è un diritto, la libertà non si delega ad altri, la si conquista giorno per giorno nei campi di lotta continua.

9/9/2009

Annibale

Pinocchio