Ferragosto 2009

A Virginia Murru

Grazie del caffè letterario e del libro “Il giardino dei poeti”: una specie questa che mi ricorda dopo Omero i progenitori dei frutti come il millenario olivastro accanto alla chiesetta spagnola di Santa Maria Navarrese, il perastro, l’arancio amaro e il fico selvatico la cui leggendaria foglia censurò la Venere di Milo nel rispetto della bellezza e, come dice Dostoievski, “la Bellezza salverà il mondo”.

Al centro scena la Sardegna con i cavalli che pestano petali di fiori e erbe aromatiche che sprigionano una mistura di profumi al loro passaggio con i cavalieri con il copricapo a calza simbolo preliminare erotico e le cavalleresse che alle manifestazioni popolari si esibiscono in costume originale sardo con disciplina reggimentale veramente di sinistra come avrebbe dovuto essere la parata olimpica nel ’36 a Berlino. Cavalcare è a volte doloroso, tenere il ritmo tra le briglie, le staffe e la sella. Non è poco per una donna montare un cavallo addirittura di razza anglo-araba-sarda tra folclore e il petto pieno di gioie e di arie di Atene, per cui i ragazzi e le ragazze sono i migliori imitatori e si sentono anch’essi tutt’uno col cavallo e il cavaliere come l’attore è tutt’uno tra scena spazio e tempo-ritmo per dare il meglio di sé! Vivaddio i ragazzi hanno imparato un mestiere da soli e da grandi andranno in cima al mondo a cavallo e torneranno a casa solo per riabbracciare i nonni anch’essi vogliosi di recitare la poesia “la giumenta senza briglie e senza staffe” di Garcia Lorc

La casa

Disegnata come una cesta fiorita, la casa di Girasole dove l’elemento floreale assume un rilievo ambientale superiore all’inverosimile. Lo spazio semisferico ha la forma dello scrittoio all’aperto dove Tu mi hai servito il caffè. Al centro dei due poderosi albicocchi, il padrone di casa, l’oleandro, triste come un libro senza autore ma col piglio dell’esistenza come la magnifica “Fiasca fiorita di Forlì”, un dipinto di cui non è stato ancora risolto il mistero e nemmeno identificato l’autore che andrebbe dal caravaggesco al moderno Van Gogh. Osservazione: annusando l’impagliatura spezzata della fiasca del più bello non si può, arrivi alla firma “virile femminile” chiaramente dell’autore, logorante o logorato dall’arte come risposta a un sonetto shakespeariano: il cane resta cane, nei generi teatro musica pittura aerobica scultura.

Se il cane non muove la coda per niente, allora è perché lo scenografo e poeta Tonino Guerra presente anche lui alla mostra potrebbe darci uno spunto canoviano dell’opera più celebre conservata nei musei del San Domenico, considerata una delle più belle nature morte di tutti i tempi.

Io c’ero durante lo sbarco degli autori del libro a Cervia-Milano Marittima il 14 agosto 2009.

Un abbraccio, Virginia, il mio rispetto, un saluto quando li vedrai, a Ivana Daniele Gianluca e Eleonora.

Annibale

Fiori

1 commento su “A Virginia, Ferragosto 2009”

  1. Piazza di Vittorio, La piazza principale dei Campi d’Annibale, di architettura moderna in quanto restaurata pochi anni addietro. Al centro di questa, durante il restauro, e stata posta una fontana con giochi d’acqua.

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