Annibale fa spesso riferimento al suo paese, Serrastretta, come pubblico privilegiato, come luogo cui tornare. Non è un caso che abbia affidato proprio alla biblioteca di Serrastretta le pagine autobiografiche più deliberate, quelle che raccontano – e trasfigurano – gli anni cruciali: l’adolescenza, la cacciata, le avventure. Tutto tra documentazione, ricordo e autoleggenda. Si tratta del Rapporto numero 11.

Al Sig. Sindaco

Molinaro Antonio

Comune di Serrastretta (CZ)

Il sottoscritto Molinaro Annibale nato a Serrastretta CZ il 7.3.1940 e residente a Sarre, AO consegna manoscritto autobiografico denominato Rapporto n. 11 di 11 pagine più allegati, datato Aosta 20.12.1996 da custodire all’archivio della Biblioteca Comunale di Serrastretta.

Esclusiva dell’autore Annibale Molinaro.

Accettato il 08.01.1997

“Tutto è bene quello che finisce bene”

recitativo del mio Maestro William Shakespeare

APOGRAFO del RAPPORTO N°11

IL DIFETTO STA NEL MANICO E STAREMO A VEDERE COME FINIRÁ…

 

– DI ANNIBALE MOLINARO

Aosta, 20 dicembre 1996

Vostro Onore… Autorità.., non mi resta altro da fare che chiedere scusa e levare l’incomodo rinunciando ad ogni barlume di speranza di avere un lavoro come biciulet o come terzo becchino o esploratore archeologico in questa Isola Felice, quale è la Bella Augusta Praetoria Salassorum Annibalorum.

I duellanti Temporeggiatori alla Fabio Massimo mi hanno nauseato e persino i miei elefanti non mangerebbero il vostro fieno destinato al vostro cervello di ferro… Siamo ancora a questi livelli, lontani dallo spazio scenico, qui si fa a gara chi più toglie ai giovani, ai magistrati spazio mentale e fisico, per non praticare le proprie passioni, per non ritrovare il gioco nella vita e la magia dell’utopia, che ci si arriva solo con la fantasia.

Il vostro letterato Natalino Sapegno si rivolterebbe nella tomba se sapesse dell’operato dell’assessorato alla “Pubblica Distruzione” e dell’assessorato ai “Beni Corporali”: due istituzioni, queste, che non si evolveranno mai, grazie a Voi!! Incapaci!! O pigri… Speriamo bene, speriamo bene… Altrimenti non c’è differenza tra Vita e Monossido di Carbonio. E tra una coltellata e l’altra improvviso parzialmente l’autobiografia di un personaggio scomodo e caustico alla soglia del terzo millennio.

UNA VOSTRA IMPRESSIONE…

comunque gradita…

Per ironia della sorte “Top Secret” non posso dire di più e sono lapidario: tra Pathos e Rivoluzione che per ragioni storiche resto affascinato dalla retorica claustrofobica, apocalittica, allegoricamente ricorro alla catarsi con l’arte mnemonica per restare me stesso nel retroscena durante la mia risata sul patibolo.

Per non disfarmi della memoria senza rimorsi prima della catalessi, il vento decise lui… dove e quando portarmi dall’ANARCHICO PIETRO GORI…!!

Agitatore spinto da violente esplosioni intellettive per non sfociare alla demagogia superficiale che l’élite al potere tutt’oggi esercita… E AVANTI POPOLO…!

Il comunismo non è il modello ma la 5a guida Internazionale e non è pane per i denti delle Masse, ma è una Scienza per pochi ricercatori a beneficio di tutti e non è morto perché non è ancora nato chiamatelo come volete, il pensiero di Lenin e Trotzki si realizzerà… E AVANTI POPOLO…!

PRIMA SCENA

Tutto cominciò quando avevo 16 anni a Serrastretta, un paesino bello, turistico, circondato da colline zeppe di foreste di castagni, pini, faggeti, uliveti e aranceti, abitato da 1000 anime catapultate verso il cielo, a circa 1000 metri di altitudine e a 25 km dall’aeroporto di Lamezia Terme, a quattro passi dall’entroterra della Sila greca.

Vi nacque l’ex cantante italo-francese-egiziana Yolanda (Dalidà) Gigliotti

E AVANTI CON LA DANZA DI ZORBA…!

Frequentavo la scuola, secondo anno Avviamento Professionale, e per un 6 in condotta, perché davo del tu e scrivevo poesie alla professoressa, venni radiato per due anni da tutti gli studi, con rito pronunciato dalla commissione scolastica. Lei venne punita con il trasferimento per circonvenzione di minore.

Calunnia, non era vero!

Ritornata dopo due anni, per mio merito, divenne Preside, …ma io non c’ero più… Anch’io partito all’avventura, dagli Appennini alle Ande, come il piccolo Marco del libro CUORE di De Amicis.

Si vuole – così recita la leggenda – che avessi girato per ben due volte il Mondo.

Prima di partire, al preside mio maestro d’italiano consegnai l’apografo di questa lettera che ho a memoria: “Questo è per Voi, uomini che mi avete giudicato! Leggete quanto segue e Vi renderete conto da quale parte regna l’ineducazione, forse però la mia è solo un’illusione nient’altro che questa. Leggete quanto ho scritto e Vi renderete conto quanto sia difficile il giudicare, a meno che non si voglia fare come dice il proverbio ‘Ognun dal proprio cuore altrui misura’.

Giudicare un individuo, se è buono o è cattivo, non è cosa facile soprattutto quando non si hanno i dati.

Nel mio caso però i dati si hanno, in quanto risulta scritto sul Registro della Scuola il mio grado di condotta.

Se ho preso 9 in condotta in cinque trimestri, manca il sesto, quello che, secondo il giudizio di certuni male informati, ha avuto la forza di abbattere tutta la mia buona condotta dimostrata in circa tre anni di scuola. Con questo si vorrebbe sostenere che 1 voto ha più valore di altri 5, come se la matematica fosse un’opinione, ma se la matematica non è un’opinione, il vostro giudizio è errato… E a ciò che ho scritto vorrei aggiungere quanto segue: Professore F., il vostro atteggiamento, la vostra simulata indifferenza mi insospettiscono sempre più!!

A Voi, grande uomo del sapere, lascio interpretare le parole pronunciate dal nostro Comandante dei Carabinieri, pronunciate in mia e Vostra presenza. Non vi dicono nulla quelle parole? Siete sordo o non volete sentire?

Egli disse che in Paradiso pieni di pulci non si va, le pulci bisogna lasciarle in terra, in questo luogo abitato dai cosiddetti animali ragionevoli. O bestie, che suona in egual modo secondo il mio modesto modo di pensare ed in riferimento al nostro caso.

Con questo mio scritto intendo selezionare i senza pulci dai pien di pulci: i senza pulci li manderò con il professore, stando alle parole del comandante, i pien di pulci li tratterrò in terra per aver la possibilità di disinfettarli da mattina a sera.

A Voi, oh miei maestri, chiedo scusa se col mio dire Vi ho offeso, ma chiedo in qualità di sfortunato alunno: quale insetticida dovrò usare per abbattere quella pulce penetrante del Professor F., che tanto ha abusato della mia ingenuità e, oserei dire, della mia ignoranza?

Egli ha esercitato su di me bugie, promesse, illusioni. Pur tuttavia, se tutto ciò mi ha recato tanto male, mi è altresì stato di grande giovamento, avendomi permesso di discernere il buono dal cattivo, la sincerità dall’ipocrisia… Allora perché s’è dovuto fare tanto chiasso?? Di chi è la colpa di tutto ciò?? Chi è l’artefice di tanta inesattezza???

Sarà stato forse il buonuomo da me paragonato ad una pulce penetrante, l’autore di tanta impudicizia?!…”

Così scrivevo e chiudevo con il recitativo de ‘Il lamento d’Orfeo… e di Euridice…’

Oh… se dovessi descrivere quanto bene ho nutrito e nutro ancora per te

a questo mio dire anche una pietra s’intenerisce

credo fermamente che il tuo cuore è men duro di una pietra…

Ti adoro”

E mi firmavo:

Tuo sfortunato scolaro Annibale Molinaro

E così, mal visto da tutti come l’adultera del paese, per avere infranto quello che per i miei maestri era Utopia e sacrilegio, come un giuramento, girai le spalle e per quarant’anni ho rincorso le orme della mia ombra, senza lasciar traccia tranne questo manoscritto, se gioverà ai posteri il cliché di un cuore infranto.

Comunicando teatralmente l’umorismo metafisico… Ipse… COMPLICE di un dono non richiesto.

Questa vicenda non ha forma né dimensione: senza luce tutto è nelle tenebre, e quello che tu non vedi con la luce mentre mi dimeno durante l’ora della scena, al buio recitar dovrò, con vergogna, nel demos, quasi a bassa voce, tra un misto di paure ed emozioni psicomotivazioni, dinamico per non svegliare la verità sconcertante… per assiomi…, per restituire l’immediato vissuto…

Dopodiché c’è il NULLA???(.) Ipse!

A diciassette anni parto… Raggiungo Torino, corteggio una puttana, bella, pulita, candida come un giglio, intelligente, mi accetta, mi ristora. Trovo un lavoro: Maschera, Guardarobiere al Palazzo del ghiaccio e al foyer del celebre Teatro Regio, connesso al Palazzo Esposizione durante il restauro del vecchio Regio distrutto da un incendio.

Incantato dall’ideologia Comunista, come un cervo in calore mi batto con tutti: questurini, preti fasulli, magistrati fascisti e né lo spauracchio né il pugnale hanno la forza di fermarmi; ero come il fuoco: non cedevo pur di ottenere quello che per me serviva per la conservazione della specie… pur di veder realizzare un socialismo puro e dal distillato ricavarne il Comunismo vero, che non è mai morto in quanto non è mai nato… è stato solo fatto un… e questo ci basta perché la lotta continua.

Continuano i preti con le loro omelie, continua il Capitale con il borseggio, la droga e le guerre, continua la peste nera di Marco Pannella con la sua Rifondazione anti Comunista… continuano i Metalmeccanici, continuano gli operai e i proletari di 4° livello… continuano i disoccupati con la nostra fede, il nostro mitra e la nostra bandiera rossa, nera e stella, simbolo dell’Anarchia compiuta, e AVANTI POPOLO!

A vent’anni vengo fermato a Mortale Ventimiglia, vicino alla frontiera italo-francese. Viaggiavo in bicicletta e avevo un cappello in testa. Perquisito, sono arrestato perché minorenne per sospetto espatrio clandestino e in possesso della tessera del Partito Comunista, firmata da Togliatti, e della fotografia di una donna nuda: “Possesso di materiale pornografico”. Ero senza conto in banca, ma avevo 70 mila lire.

Rilasciato, comincia il vero psicodramma.

Foglio di via. Viaggiavo con la tariffa 6, assieme ad una bellissima donna, forse una spia. Mi convince a scendere con lei a Roma: a Cinecittà mi avrebbe fatto conoscere attrici, registi e sarei diventato attore celebre, però dovevo spiegare in mondovisione la storiella di quel “Fucile Mitragliatore”: il campione fabbricato in Italia, assieme ad altri fucili fatti su misura, si dice, per Fidel Castro, che a sua volta lo regalò al compagno cileno Salvador Allende, che lo usò fino all’ultimo colpo contro l’armata di Pinochet.

Sono a Roma: da Piazza Esedra, percorro la Via Nazionale, all’inizio, a sinistra si forma una finestra ad altezza d’uomo, era la casa di un poeta. Rinvengo una custodia metallica, me ne impossesso… apparteneva alle Suore di San Paolo cinematografia.

Proseguo verso i Fori Imperiali, mi siedo su una panchina, apro la scatola pesante, mi poteva servire per mettere al sicuro i miei quaderni scolastici ed il diario, che portavo sempre con me. Dentro c’era una parte di pellicola del film ‘La Cucaracha’. Il contenuto a me non diceva niente. Controluce mi sto guardando lo spettacolo quando arriva un signore distinto e mi mostra un tesserino. “Polizia Segreta, documenti! Mi segua!” Lo seguo.

Sembrava tutto preordinato. Arriva il cellulare ed è quasi pieno. Riparte, si ferma, sale un altro signore ammanettato, un avvocato. Entrambi ci rinchiudono nel carcere di Regina Coeli, nel braccio della morte, nelle stesse celle di Antonio Gramsci.

Ahimè… mi sentivo un EROE… ma c’era poco da scherzare.

Era l’anniversario del prelievo dei detenuti, poi fucilati dai nazisti alle Fosse Ardeatine, proprio nel 3° e 6° braccio dov’ero rinchiuso io.

Niente da fare… mi sentivo un EROE!

L’avvocato era stato arrestato per bancarotta fraudolenta, un affare che gli sarebbe costato 6 mesi di carcere per una boutique, tra sua cognata e sua moglie.

Gli raccontai tutto, mi preparò per il processo.

.Nella requisitoria il mio avvocato fece tremare la parete del Tribunale di Roma perché paragonò il mio caso a quello del giovanotto innamorato insonne che percorrendo a piedi la spiaggia di Ostia trova una ciocca di capelli rossi: sembravano quelli della sua abbandonata; li raccoglie e li porta con sé come una reliquia. La spiaggia era sorvegliata. La polizia lo ferma, era in possesso dei capelli di una ragazza assassinata… Ecco come si finisce in una prigione di Stato per essere innamorato… e dopo assai scagionato. Difeso dall’avvocato d’ufficio Saponara, mi pare, vengo assolto dopo quattro mesi perché ormai maggiorenne e perché il fatto non costituisce reato.

Rilasciato, torno a Torino, lavoro, parto militare per sedici mesi alla scuola di Fanteria a Cesano di Roma.

Mi congedo e torno a Torino. Lavoro in una fabbrica “chimica”, guadagno poco, scrivo inserzioni sulla stampa: “Ventiquattrenne forte, robusto, volenteroso offresi, generico”.

Arriva una telefonata dalla domestica di Luciana Musso in Cavarretta della collina Vigne di San Vito, Torino.

Con voce spagnola mi dice: “Abbiamo bisogno, tuttofare nella Villa Le Betulle…!!!”

Accetto a scatola chiusa.

Il giorno di San Giuseppe l’autista e la signora Cavarretta con la loro Maserati vengono a prendermi in via Po n° 27 (Casa dello Studente).

Assunto come maggiordomo, resto sempre il domestico indomabile. I miei amici erano il cane lupo Roki, la Signorina Carla di dieci anni e Stefano, suo fratello poco più grande.

Muore mio padre in Calabria e lascio tutto. Con mia madre parto per andare dai miei fratelli, ingegneri in elettrotecnica a Caracas, Venezuela.

Documento, passaporto, agenzia di viaggio, biglietto aereo turistico, pagato in dollari andata e ritorno. Tutto in regola, tutto pronto per me e per mia madre. L’accompagnavo perché invalida e ansiosa. Tutto a posto, finalmente si parte per il Venezuela dove nel frattempo un’anima buona era corsa in agenzia, aveva comprato una donna, pagato il notaio e l’agenzia, tutto a mia insaputa: dovevo uscire dall’aeroporto sposato, unico modo per restare ed avere la cittadinanza Venezuelana.

Io e mia madre arriviamo all’aeroporto di Fiumicino, i bagagli sono già nella stiva dell’aereo. Mostriamo i documenti, biglietti, passaporti: tutto a posto. Mia madre sale la scaletta dell’aereo per prima, io dietro. Sono al secondo scalino… “Alt Polizia, Interpol, agente in borghese”. Mi mostrano i loro documenti, si scusano e mi comunicano che il Venezuela era escluso come paese turistico, perciò di sapermi regolare. Caracas è a due passi da Cuba e lì c’è la rivoluzione armata, altro che in Italia… bla… bla… blabla…. “Scusate, ma io che c’entro in tutto questo?!”

C’entro, c’entro: ero schedato come comunista.

“Embè? e con questo? Arrestate prima tutti i nostri parlamentari comunisti, se ne avete il diritto… e poi arrestate anche me…! Non siamo mica fuorilegge… e visto che non ci volete perché siamo troppo giusti, questa è l’occasione di toglierne uno dai coglioni, lasciandomi partire in pace!”

“Eh già, così con la nostra autorizzazione va ad istruire i guerriglieri a quei farabutti di comunisti della Baia dei Porci. Ascolti me, se ne stia qui, tranquillo. Andreotti è un santo ed è come nostro padre!”

“Ma che c’entro io con il vostro Andreotti, Gava, Bobà, Misasi, Ciancimino, Renato Mascaro, Buttiglione… io esco dalla scuola di Palmiro Togliatti e li ho conosciuti tutti: Paietta, Longo, Pertini, Pieraccini, Terracini ed il magistrato Calamandrei.

E poi a Torino abitavo in Via Po a fianco all’onorevole Napolitano. Ho conosciuto Luciano Violante, Franco Antonicelli, la sorella Masucco Costa, Gramaglia (di noi donne), tutti tesserati alla prima sezione del PCI, ho fatto parte del direttivo per sei anni: mi volevano tutti bene perché ero il più piccolo.

Fate il confronto e vediamo chi è il più pulito, onesto, capace di tener fede alla Repubblica Italiana nata dalla Resistenza.”

“Lei la sa troppo lunga, parla come quel disgraziato di Lenin… si meriterebbe l’arresto. Vada, vada e non si faccia più vedere! Intanto però, Signor Molinaro, non può più partire per il Venezuela!”

Battibecchi, mia mamma sviene. Viene soccorsa dalle hostess che la tirano dentro l’aereo come un pacco postale, si chiude lo sportello, l’aereo si sposta al centro della pista laterale, accelera i motori, sembra che la terra tremi. Dal dolore e dallo spostamento d’aria mi accascio a terra, l’aereo salendo si allontana, riprendo fiato, corro all’ambasciata, trovo l’ufficio postale, faccio un telegramma ai miei fratelli a Caracas:

OGGI ARRIVA MAMMA. STOP

VOLO AZ N°… COMPAGNIA ALITALIA

SALUTI ANNIBALE

In fondo quelle cose mi divertivano perché ero giovane, appena 26enne.

E le emozioni non finiscono qui!

Vado al diurno, mi faccio una sauna, torno al buffet e domando di un albergo prima di tornarmene a Torino. Si avvicina una signora bella con accento spagnolo e mi confida che casualmente aveva assistito alla scena precedente e gli era piaciuta.

Mi chiede se avessi conosciuto dove e quando a Gian Giacomo Feltrinelli e Pasolini. Risposi che Pier Paolo Pasolini mai, seguivo i suoi spettacoli e leggevo volentieri i suoi libri, ma mai conosciuto. In quanto a Feltrinelli sì: frequentava il partito a Torino, mi chiamava per nome. Una volta era venuto a trovarmi in Sardegna, dove lavoravo per conto dell’ANAS sulla Carlo Felice. Ero specializzato nelle segnalazioni orizzontali, verticali ed il rifacimento delle strisce sulle strade, ero in trasferta con una ditta di Torino del Signor Ferraris Natale che aveva vinto regolare appalto…Voleva sapere altro? NO? Basta così!

Lei può scrivere un bel libro sulle sue avventure – mi dice – Buona fortuna! Adios!!! E sparisce lasciandomi solo in prima linea. Chi era, la donna come una sirena? Una passionaria della lotta armata???

Non scrissi un libro … ma la lettera poesia che ho a memoria:

LETTERA A MIA MADRE

Nel ritegno del silenzio

sepolta nel mono posto del presente

vivi ancora? mia madre!!!…

…affinché vivo anch’io

Bohemando e marciando con meraviglia

persistente l’imboscata e la guerriglia

Con un gessetto di mattone

evoco un desiderio bevendo

rugiada come sangria

mangio erbe, bacche ed indivia

su questa Sierra di Bolivia

Le stelle mi piovono sopra

cancellano il tempo

quand’egli è presente

rimuovi le stelle rosse come anch’io

accanto a te troverei fiori e un gessetto

Se mi vuoi bene

esprimi anche tu un desiderio

amore mio

Tuo ribelle Annibale

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Questa non è storia inventata, io l’ho vissuta veramente, odiavo i misteri, tutto il resto mi divertiva. Ero giovane, credevo nella Rivoluzione, Togliatti era morto e la data non l’ha fissata, perciò non scade mai, c’è sempre tempo per la Rivoluzione Culturale.

Altro che TAMBURI NELLA NOTTE di Bertold Brecht, un’opera del cacchio, che Tina Donniacuo, Silvia De Rossi e Fulvia Ruggero di Torino, mie insegnanti del Teatro delle dieci, con la regia di Massimo Scaglione, ex senatore della Lega, per farsi quattro risate, volevano farmi recitare con profitto. Adesso capisco perché proprio Tamburi nella Notte!!. A parte le soubrettes, vamp… capisco qual è il dramma: girar le spalle alla Rivoluzione per la mia bella Sirena… sirena… sirena… glauca e biondeggiante, in apnea per ossigenarmi….

E così finisce il viaggio incompiuto ai Caraibi, e così me ne torno alla mia bella Torino romantica.

Vengo assunto dalla FIAT Lingotto di via Nizza. Riprendo la lotta politica.

Vengo riammesso ai Direttivo del PCI, non dico niente ai compagni dell’accaduto e guarda caso alla prima riunione, all’ordine del giorno si doveva decidere e votare se espellere o no Gian Giacomo Feltrinelli. Io, l’avvocato Bianca Guidetti Serra e pochi altri votammo contro la sua espulsione, anzi disertammo la seconda riunione e aderimmo con Guidetti Serra a Lotta Continua. Intanto nasceva la 4a Internazionale: ci avviammo al Faust ‘68 con enfasi. Si celebravano Sacco e Vanzetti, c’è Che Guevara, ci sono Pietro Gori, Gaetano Bresci, Moro, Cuba, Mosca, Cina, Bolivia, guerriglia urbana, Piazza Castello, Piazza Statuto… botte.

Si insinuano le ‘Brigate Rosse’, le teniamo a bada… la 4a Internazionale fa il pieno. Bohemando e poetando con meraviglia persiste l’imboscata e la guerriglia.

Un altro finimondo!

Psicodramma… Bolivia

Indirizzo: destinazione Pianeta Terra!! Con la frase “ESTAMOS SEGUROS DE QUE LOS PIONEROS SABRAN CONSTRUIR EL FUTURO DE LA PATRIA. FIDEL” mitt. Camaguey, Circolo de Los Pioneros CAMILLO CIENFUEGOS.

E di quel passaporto verde n0 5108238/P rilasciato dal Questore di Torino il 19 luglio 1966, non sapevo cosa farmene, e nemmeno del biglietto di andata e ritorno.

Dopo due anni torna in Italia mia madre dal Venezuela; muore tra le mie braccia, in Calabria, all’età di 80 anni. Fine del dramma cosmopolita.

Per tutti gli anni ‘60, minigonna, autunni caldi, scritte sui muri del Lungo Po, scontri con la polizia; con dei compagni facciamo da scudo per impedire che i giovani di destra lascino le bombe alla caserma Pastrengo sede del generale Dalla Chiesa.

Spagna Sì, Franco No!

Di nuovo pestato dalla Polizia, interrogatori, mai fatto i nomi dei compagni… dicevamo solo che eravamo comunisti… e loro ci accusavano di essere anarchici.

E giù botte, lavaggi di cervello, impronte digitali, mani, piedi, ci medicavano alla buona e ci liberavano quando eravamo guariti; digiuni interminabili, lesioni al cervello e non ci si arrese finché nel ’75 venne eletto Sindaco di Torino il compagno Diego Novelli, che rischiò di essere arrestato e non più eletto perché era troppo giusto.

E LA LOTTA CONTINUA.

Soddisfatto chiedo la residenza per due anni a Roma, poi torno in Calabria, metto in atto le mie esperienze da professionista pubblicitario e trasformo parte della Calabria con degli arredi urbani. Pensiline alle fermate degli autobus, paline, cestini per la carta, piante topografiche a scopo pubblicitario o turistico.

Preparo i miei compagni E LA LOTTA CONTINUA finché vedo il mio paesino Serrastretta liberata, da un giovane sindaco, il monarca più chiacchierato o eletto d’Italia: 80% dei voti.

Democrazia Cristiana. Da 20 anni. Riprendiamo il tesseramento, proselitismo a tappeto, con l’aiuto del Maresciallo M.L., dell’ufficiale Sanitario S., del Veterinario, del farmacista, delle maestre bislacche e bigotte, del prete Don P., del macellaio, degli artigiani e delle raccoglitrici di olive e castagne. Con un programma preciso, dispiacimento ma giusto, cioè senza la falce e martello. Con una lista civica denominata O.L.P. “Onestà, Lavoro, Progresso”. Con il manifesto “PAGINE AMARE”. Con tutto questo nel 1978 capovolgiamo il perimetro della politica democristiana e il PCI vince con l’81 % dei voti di suffragio.

Tesserato al Partito Comunista Italiano, qual è l’attuale Sindaco Molinaro Antonio, finalmente giustizia è fatta!! L’O.L.P. Serrastrettese ha vinto. Finalmente Serrastretta Libera è rossa!!!

Con l’aiuto dei compagni Attilio Mancuso e Nicola Gigliotti, al congresso mi dimetto da Vice Segretario e vengo emarginato. Con voto unanime vengo poi eletto Presidente dei Probi Viri, ma non è il mio posto quello da paciere… da moderato… sono un rivoluzionista e basta, altro che TAMBURI NELLA NOTTE!!

Al successivo congresso, lo strappo da Mosca, con Berlinguer, poi mano tesa, pariamo il fianco all’avversario con Ochetto. Mai fatto più la tessera, dopo 30 anni di fila. Quercia sì, Quercia no! Rifondazione e basta!

 

Atto Secondo e il suo Doppio

Il Sud chiede ai Nord che succede

Tra un conato e l’altro greve o la contrazione viscerale dominate dal morbo legittimo per vedere cosa c’è dietro la Tenda… della magione… Giurisdizionalmente… (…ipse).

PRINCIPLES OF PSYCHOLOGY.

Una voce fuori campo annuncia ai numerosi convenuti…

Il sipario si apre entro 9 minuti primi, lunga è la pausa dovuta a periopsia del Registro,

incerto parla bleso, … caspita! Altro che nove minuti, son passati 90 giorni;

ho persino pagato il ticket e l’Attore non si vede.

Il Sipario non si apre ancora, forse mai!!

Universalmente si accusa la Bomba Giudiziaria perché non è esplosa eppure…

le Soldatesse portano il lutto, i Cingolati militari stanno

rimuovendo le cataste assieme alle

macerie, gli elicotteri spargono la calce viva sui morti, è urgente la Rifondazione;

l’epidemia entra di giorno e di notte da sotto la porta,

non risparmia nessuno

tranne i Bambini di tutto il mondo che ieri come oggi

sono costretti a bere il colostro dalle mamme morte per Guerra, ancora calde (vedi Zaire). Finalmente il prossimo Natale 1997 il pianeta potrebbe essere abitato solo da angeli veri, cioè bambini liberi, belli, sani, senza matrigne e patrigni che hanno appestato il mondo, ormai i morti non si contano più, si fa prima a contare i vivi, che sono rimasti pochissimi!

È STATO UN ATTO DOVUTO, DICONO I SUPERSTITI.

Questo è il Patto Sociale

firmato dall’Homo homini lupus francofono contemporaneo.

Il sipario si apre, la scena è vuota, appare una scritta…

LO SPETTACOLO È FINITO…?

Arrivederci alla prossima puntata:

E LA LOTTA CONTINUA

con l’ausilio dell’anarchico poeta maledetto

 

“Stanno arrivando son proprio loro.

Alba corri anche tu nel mio fienile e prendi il mio fucile e spara, spara, spara. Brava ce l’hai fatta, non ne hai ammazzato nemmeno uno, sono scappati, ma i tuoi occhi li hanno fumati e li acciufferemo e li consegneremo al più vicino Tribunale per un regolare processo e non per niente o per far piacere al Professor Scaglione, ma per disciplina di copione e in qualità di ex MARXISTA LENINISTA ho indossato una camicia nera. Il nero mi piace perché ho la pelle nera e il negro ha il nostro colore, il colore di una bandiera, la bandiera dell’anarchico BRESCI, grazie al sangue scarlatto che scorre nelle vene del negro, ieri come oggi, il rosso e il nero hanno distillato una bandiera nera “di un nero inattaccabile denso nei bordi come al centro” per un bell’

EPITAFFIO

con le parole “Fine dello strapotere”.

Ieri quasi poeta, oggi attore anarchico.

Domani non si sa bene, sono felice perché non ho ancora letto il mio nome sull’epigrafe dei morti e non lo leggerò nemmeno dopo, anzi diglielo a tuo Padre di non mandarti più a piedi nudi sulla terra perché ci hai rotto i coglioni, figlio di un vecchio e di una P … PURITANA

Nel Rapporto numero 11 Annibale mette insieme scritti di diverse epoche, con la caratteristica comune del tema autobiografico, non sempre facile da individuare attraverso le intricate allegorie e le allusioni occasionali. Nello scritto che segue, Annibale alimenta la sua leggenda di guerrigliero latinoamericano rielaborandola attraverso i materiali attinti dalla sua educazione teatrale. Se esistono questi scritti, se Annibale ha scritto e continuato a scrivere, se è così interessante il suo stile, in cui i linguaggi della burocrazia e della cultura sono filtrati da una sensibilità nativa personalissima, lo si deve anche all’universo teatrale che sì è aperto davanti ai suoi occhi con i corsi delle Associazioni Duit e Skené, a cui ha partecipato mettendosi in gioco completamente.

 

ANNIBALE IL FUGGIASCO RIBELLE

Ed eccolo di nuovo il RAGAZZO di SERRASTRETTA DALIDÀ spezzare la SPADA contro tutte le GUERRE DEL MONDO e contro le magistrature del LAVORO NERO per sprofondare nel TEATRO DELL’ASSURDO recitando JEAN GENET EUGENE IONESCO e SAMUEL BECKETT. Saltato in groppa non mi ferma più nessuno, nemmeno il TEMPO, perché lo rincorro lo accerchio ci gioco e lo costringo perché IO sono come GODOT.

Tornerò nella SIERRA, imbraccerò il MITRA e RECITERÒ il licantropo con le FEMMES dei LUPI nella mia BOLIVIA.

Al grido: “GRAND ROND, BALANEZ! LES CHEVALIERS À GENOUX ET REMERCIEZ VOS DAMES!”

Tirerò fuori dallo zaino l’ultimo ricordo dall’UCRAINA la BALALAIKA da regalare per un suono alle femmine dei LUPI in cambio di vederle ballare BOLERO una notte di LUNA PIENA, per l’ultima volta nella mia vita accovacciato vicino una fossa con un fascio di fiori il mio MITRA, lo ZAINO e il mio AMORE PLATONICO.

Basta Vi lascerò il resto del TEMPO.

ADDIO ALBA, ADDIO SOLE, ADDIO SILVI…, ADDIO MARE, ADDIO TERRA, ADDIO DALIDA’ GIGLIOTTI, la tua GENTE di SERRASTRETTA ti ricorderà dall’EGITTO alla FRANCIA per la tua voce canora ADDIO mia dolce Signora COCCODÈ COCCODÈ IL TEATRO CHE COS’È?!

ECCO

IL TUO

“SKENÉ”

 

Gli anni novanta sono per Annibale anni cruciali. Ha quarant’anni, un’intatta voglia di imparare e una vocazione letteraria ancora inesplosa. Sarà Aosta, località in cui si è trovato a vivere quasi per caso, il detonatore. Il teatro, abbiamo visto ha un ruolo importante nell’invenzione – nel senso anche di ritrovamento – della scrittura. Un’altra decisiva spinta la dà l’indignazione – giusta o meno, non è qui il luogo per emettere sentenze – per fatti, comportamenti, prassi consolidate che Annibale osserva intorno a sé durante il lavoro di operaio nei cantieri archeologici. Da qui scaturisce il primo grande scritto del corpus annibaliano: la lettera aperta al procuratore Vaudano. Ecco l’eroe inflessibile e senza macchia che Annibale attendeva per rivelare traffici grandi e meschini, piccole o enormi irregolarità.

Lettera aperta al Procuratore della Repubblica

Dott. Mario Vaudano

Il sogno di Annibale non è un’utopia

Coraggio riscriviamola un’altra pagina amara da dedicare al percorso archeologico di Augusta Praetoria.

Non è vero che “una rondine sola non fa primavera”, basta un documento da appendere al tazebao, che come pietra miliare la vicenda resta.

Intreccio politico, affari in Valle d’Aosta, la mole di telegrammi e di comunicati stampa di numerosi fatti illeciti sono tanti da richiedere un magistrato ad hoc.

Ho pochi studi e non per mia colpa per tanto non sono il fabbro della scrittura, se mai l’attore che predilige il presente.

Troppi avvocati e troppi carmi inutili hanno reso impraticabile il pianeta terra.

Nell’anno zero l’uomo si è inserito sulla terra come agente moderatore, invece è finito come agente distruttore.

La voracità partitocratica ha avuto come obiettivo fisso “la proprietà di tutti non è di nessuno”.

Il denaro pubblico lo amministro Io, sostiene il politico non osservante. Questa logica l’ha imparata dai regimi e solo così che i regimi restano forti e duraturi per oltre un secolo assoldando col denaro pubblico i neo candidati allo sciala popolo collettivo affinché questi restino nell’area di “cosa nostra”,

Eppure in Valle d’Aosta il ribaltone politico c’è stato, persino definito storico, il colpo di stato aostano del 6 giugno 1990.

Alcuni comunicati stampa hanno scritto: sono cambiati i musicanti, ma la musica è rimasta la stessa; con questo si vorrebbe far credere agli elettori che il nuovo è già vecchio.

Veramente di nuovo c’è stato poco o niente tranne l’ingresso di “Città Insieme”. Per fortuna o per solerzia del nuovo ospite, che è il partito comunista, gli scempi e soprusi non sono aumentati, però continuano nel sottofondo del perimetro tumorale e nel disprezzo delle leggi da parte dell’ex “Giunta Salassa”.

Le parate giornalistiche hanno dimenticato gli incendi a scacchiera definiti pesci d’aprile e incominciati il secondo trimestre del 1989 ai danni di due scavi archeologici, e Cattedrale compresa, e subito dopo in via Guido Rey in una segheria abbandonata e a ridosso di una assicurazione e della casa del Senatore…

Corto circuito? O per metter una pietra in bocca all’informazione e alla magistratura? Casualità? Anche quando il serpente si morde la coda? Non per niente venne preparato un furto di otto milioni di materiale fotografico di precisione a danno del dott. Franco Mezzena, nella baracca dell’area preistorica di corso St. Martin de Corléans, attribuendo la colpa a tossicodipendenti; mi viene da ridere a pensare a cosa ci fa tutt’oggi un guardiano intorno a un recinto quando i buoi sono spariti per sempre.

I giornali intanto titolano “Via il cemento dalle mura romane”, “Fa discutere la massiccia ristrutturazione dell’ex Ospizio di Carità”, “Le mura sotto il cemento”, “O tempora o… muri”, “Ma adesso chi paga?”.

Chi vuoi che paghi, “cretino”, non lo sa lei che ha sempre pagato pantalone?

Non ce l’ho con gli abitanti dell’isola di Creta e tanto meno con il Commissario, mio presidente dell’Association Valdôtaine d’Archéologie di cui sono io stesso socio fondatore e sostenitore. Sono stato per otto anni consecutivi un appassionato esploratore e sterratore archeologico, guadagnandomi la qualifica sul campo, sotto la guida del martire degli scavi, la dottoressa Rosanna Mollo Mezzena, e della dottoressa Maria Antonina Cavallaro, titolare del libro Descrizione di Augusta Praetoria.

Va il merito a queste due donne che appartengono ai giganti del pensiero e che da 10 anni stanno combattendo in punta di piedi nell’area della cultura archeologica della Valle d’Aosta per non insospettire nuovi salassi e per attribuire a questi un identikit vero, migliore, civile e trasparente, solo così la nuova “casa della cultura” può ospitare la loro vera e dignitosa storiografia e chiarire al più presto l’ennesimo caso eclatante “dello scandalo al sole”, ai danni di tutti i cittadini e della porta Decumana con licenza edilizia n° 221 del 29 giugno 1988.

Basta con i cavilli giudiziari e arriviamo al dunque parlandone anche al nazional caffè letterario, sbaglia chi dice che i beni culturali non procurano voti e preferenze, c’è da scriverne un libro.

Per mia pressione non sono bastate due vertenze sindacali e una interrogazione al consiglio regionale, con risposta scritta n° prot. 113/89, 12 Luglio 1989, risposta prot. 1472 del 25 Settembre 1989.

Tutto questo è servito per saperne meno di prima… Allora “gatta ci cova” ed è vero che il “lupo perde il posto, ma non il vizio”.

Il mio linguaggio un po’ gaudio, un po’ sarcastico non ha lo scopo di muovere un’azione penale, ma per far conoscere meglio ai cittadini aostani e alla magistratura, il ruolo che hanno nello scandalo archeologico e nel racket della manodopera “un faccendiere, un imprenditore, un consulente, un materassaio e l’avvocato del maggiore ente pubblico”

I cecchini della verità accoltellata vanno cercati nell’area delle tre comari che parallelamente gestiscono la guerra civile tra i poveri e a patteggiamento avvenuto più delle volte questo a danno della manodopera precaria, e sottopagata, io stesso ne sono parte lesa, mentre gli intoccabili vengono ignorati dagli appartenenti all’anti-stato probabilmente dividendosi profitti derivati da faraonici lavori pubblici e recando un ammanco a danno della U.S.L. locale. E proprio per questo che la psicoanalisi va approfondita, anche nel perimetro dell’Ispettorato del Lavoro, nei sindacati che dicono di avere le mani legate e nel banco dati Inps che non riesce a uscire dal labirinto.

Lo dicevo e lo ribadisco che per scoprire il giallo dell’area Forense e archeologica della Valle d’Aosta non occorre la prova C 14 e nel documento consegnato a mano alla Caserma dei Carabinieri di Piazza Roncas di Aosta il 02/05/1989 dopo un breve colloquio precisavo per iscritto che da questo ginepraio secondo me, non ne sarebbe uscito indenne nemmeno l’alto Commissario Domenico Sica di Palermo.

Presto se ne occuperà anche il Parlamento Europeo.

“Vostro Onore” non Le pare che è già tempo di Anarchia?

Vuole che il giornale “Paese Sera” riscriva sulle sue pagine come scrisse già nel luglio del 1981 che gli inquirenti ritenevano che a Serrastretta, mio paese natale, si fosse tenuto il vertice delle Brigate Rosse conclusosi con l’arresto a Napoli di Senzani?

Come mai tutte le volte che da solo attaccavo gli appartenenti ai “Boia a chi molla” sentivo il rumore metallico delle manette?

Che fine ha fatto il mio documento politico e il Tazebao sequestratomi dai Carabinieri di Serrastretta il 2 settembre 1981 in seguito all’intervento del Signor [cancellatura] ?

Non Le pare che i gregari della Gladio erano presenti a Roma la notte del 21/2/1990 quando mi furono sottratti i numerosi documenti che avevo con me, portandosi via anche un trattato sulla “criminalità organizzata oggi”? Lo volevo consegnare a mano al prof. Leoluca Orlando, ex sindaco di Palermo, e al capo della Polizia di Stato Dott. Giuseppe Romaldi, ad Aosta, dove si trovavano per un convegno sulla criminalità organizzata tenutosi il 10/3/90 nel Palazzo Regionale.

Dichiarandomi sin d’ora disponibile per qualsiasi tipo di chiarimenti, La ringrazio per l’attenzione che vorrà accordarmi, e la informo che potrò essere contattato tramite la caserma dei carabinieri di Serrastretta in Provincia di Catanzaro.

Aosta, li 19.11.1990

Distinti saluti

Annibale Molinaro

 

Le denunce non avranno esito. Ma un’influenza l’avranno comunque: sulla vita quotidiana di Annibale. Gli provocheranno, non subito, ma piano piano e inesorabilmente, l’esclusione dai cantieri. Nessuno, nemmeno il più onesto dei geometri, vuole tra i suoi operai uno che racconta alla Giustizia tutto quello che vede e che non gli torna, e per giunta non in modo anonimo come usa in Valle d’Aosta, ma firmando con nome e cognome, e pretendendo ricevuta, e che i suoi esposti vengano scrupolosamente registrati. A un certo punto Annibale si troverà disoccupato quasi senza accorgersene. Ma continuerà a parlare, e un nuovo argomento farà da palestra alla sua penna immaginosa: la protesta per il lavoro rifiutato.

 

Aosta, il 25/04/1993

Da Roma fermate Annibale e che Dio non mi perdoni il minuto che non perdona, perché le schegge colpiranno e uccideranno la menzogna per fare brillare in aria la verità flagellata da masochismo individuale operante nel settore archeologico di Augusta Praetoria Salassorum Annibalorum…

Alle soglie del duemila proseguo una lotta che dura da 13 anni con accurate documentazioni che spaziano da un’interrogazione con risposta scritta al Presidente del Consiglio Regionale datata 12luglio 1989 protocollo n° 113/39 a opera del Consigliere Mafrica, a vertenze sindacali, ad una lettera indirizzata all’ispettorato del lavoro e al procuratore della Repubblica dott. Mario Vaudano datata 19/11/1990 dove chiedevo un magistrato ad hoc per indagare sugli affari in Valle d’Aosta. Purtroppo, la strage di denaro pubblico continua, anche se con stile meno rozzo di prima e questa eleganza si protrarrà fino alla vigilia della prossima sommossa popolare che dirà basta alla disoccupazione e all’emigrazione e all’emarginazione dei più deboli.

E veniamo al “bubbone” chiamato Sovrintendenza Belle Arti e Beni Culturali che dovrebbe occupare numerosi giovani, studenti e disoccupati anche solo con la qualifica di “Asinari o somarai” in quanto l’archeologia non può in nessun caso farsi a meno dei servizi.

È successo a me: dopo 13 anni di frequenza posso esibire una busta paga con la qualifica di operaio manovale 2° livello, questa è la vendetta degli Dei a opera degli schiavi perché i sottoschiavi non dovevano mai alzare la testa o scrivere al Magistrato.

La menzione dei lavori nel settore archeologico è affidata da sempre a caporali di Giornata poco interessati alla ricerca archeologica ma abili procacciatori di voti politici e spulciatori di delibere che gestiscono il “truschino” chiamato “cottimo fiduciario” voluto chissà da chi. Le cinque ditte appaltatrici sono disposte a dimostrare che non hanno ancora ricevuta nessuna lettera di appalto per poter continuare i lavori di scavo giacché i politici hanno tagliato la testa al toro, buttando dalla finestra il bambino assieme all’acqua sporca e tolto l’impiccio si fanno chiamare “mani pulite”. Applicando infatti la nuova legge/regola del “faidate” si assiste allo sfascio archeologico.

Tutti i giorni, prima con Aosta cablata, adesso con lo scavo per il metano, gli appartenenti a compari Ciccio e Lupara inconsciamente hanno reso affannosa la vita della responsabile del servizio beni Archeologici dott.ssa Rosanna Mollo che da sola dovrebbe risolvere il giallo della Sovraintendenza Beni Culturali della Valle d’Aosta. Sicuramente la martire ne farà le spese perché è troppo intelligente e senza alibi, troppa gente ha fatto “croci” alle sue spalle e dopo la sassata tira indietro la mano, ma non deve essere così, a costo di sollecitare una sommossa; anche per chiarire quella delibera n° 221 del 29 giugno 1988 della Biblioteca Regionale di cui dovettero occuparsi persino l’ex sindaco La Torre e il Giudice Vaudano con esito troppo esiguo. Ma per fortuna l’indagine continua.

E torniamo a “Cosa Nostra”: se i conti non tornano chiedere spiegazioni al segretario P. e all’assessore D.G.G., ché la vicenda archeologica in oltre 15 anni è passata quasi tutta dalle loro mani, dalle “giornaliere incerte e gonfiate, alle delibere, dai buoni acquisto ai doppioni all’allestimento del nuovo Museo” prospiciente la solerte Caserma dei Carabinieri di Piazza Roncas che, se ne è stata fatta denuncia, presto dovranno indagare sul cattivo funzionamento del sistema d’allarme del nuovo Museo, dal fatto che circolano doppioni di chiavi, codici a conoscenza di irresponsabili alla faccia delle porte blindate dello stabile, l’amministrazione poteva farsene a le porte saranno costate meno, ma almeno i reperti sono al sicuro e i custodi parlano ai visitatori tre lingue e un italiano perfetto e senza cadenze dialettali.

Di dizione io ne so qualche cosa anche perché frequento il Duit, secondo anno di recitazione e a proposito di cultura e beni corporali, tengo a dire che siamo a metà anno solare e non è stato ancora speso un soldo per riattivare la strada romana così i turisti dovranno munirsi di un falcetto per tagliarsi i rovi se vogliono transitare e ammirare queste testimonianze bimillenarie.

E la politica festaiola continua per distrarci dalla disperazione e dalla disoccupazione e per consolarci leggiamo sui giornali che in Calabria c’è “meno omertà che in Valle d’Aosta”. Sarà ma ho i miei dubbi, qui si parla e si scrive, ma non ci ascolta nessuno, perché si è legati al carro del padrone…

Annibale Molinaro

 

Ormai il meccanismo è in moto. Annibale ha perso il lavoro perché scrive. Ora, sempre mediante la stessa scrittura espressiva della protesta intraprende il tortuoso cammino per recuperare lavoro e diritti. Ma non si piega mai, non striscia, Annibale. E quindi le sue richieste ottengono l’effetto opposto: il lavoro che desidera e che considera suo non lo riotterrà più. Arriverà prima la pensione. In questa lettera, come sempre aperta, al Presidente della Regione, Annibale non ha il tono del questuante, ma quello dell’accusatore e del rivendicatore. Nessun tono è meno digeribile da parte di chi esercita un qualsiasi potere di questo, il suo “scrivere quereloso”. La requisitoria incalzante di Annibale si giova qui della figura dell’anafora: quel “Vuole, signor Prefetto” ritorna a ogni paragrafo con la martellante ostinazione del “Vi sovvien?” del carducciano Alberto da Giussano o del “…ma Bruto è un uomo d’onore” dello shakespeariano Marco Antonio.

Rapporto n0 5 del 22 febbraio 1996

Président Dino Vierin,

Il sottoscritto, fouilleur archéologique, Annibale Molinaro aggregato con gli ex cinque dipendenti specializzati con esperienza decennale nel settore archeologico, assunto da questo Ente dal Settembre 1994 al 31 maggio 1995 con contratto a tempo determinato, alle dipendenze dell’Assessorato al Turismo, Sport e Beni Culturali nella qualità di Scavatori Archeologici di IV grado, vista la necessità e carenza di personale specializzato, (Bilinguismo e concorsi a parte), chiede perché il vs. Ente o chi per esso non si fornisca della Pianta Organica, necessaria una volta per sempre.

Per evitare lucrosi abusi elettorali da parte di Ditte, certe volte anomale, faccendieri recidivi con secondo nome che fanno da tramite tra il Museo Archeologico e la Sovrintendenza ai Beni Culturali come se questi, fosse il Covo della vera mafia di montagna come lo definiva il Coraggioso Giudice Mario Vaudano.

Vuole Lei Signor Prefetto che riprendiamo il Capitolo? Con l’aiuto della Polìs oltre frontiera? Solo così il mio scrivere quereloso, come una scheggia impazzita, da oltre 10 anni avrà una fine o una azione.

Vuole che gli Avvisi di Garanzia si trasformino in arresti?

Vuole Signor Prefetto,

che gli Inquirenti impazziscano per fesserie che non stanno né in cielo né in terra? Immersi nel pantano dei MISTERI ricamati dai delitti rimasti irrisolti? Vuole che nuove intimidazioni e nuovi delitti si sommino, nei meandri del tribunale di Aosta?

Gli indagatori ad Aosta sono rimasti con pochi indizi e pochi mezzi e meno personale specializzato, per stare allerta per evitare altri crimini della similitudine a vecchi epifenomeni connessi allo Status Quo, che la Valle d’Aosta, da Giardino d’Europa, col suo ostinato Bilinguismo, sembra volesse trasformare in una caserma per ospitare nel 1998 il raduno di 400 mila Alpini “Ch’a cousta lon ch’a cousta”…), lager pieno di disoccupati, sottopagati, tossicodipendenti pieno di violenze minorili e di stupratori, legati all’usura e al potere nel gioco d’azzardo, tutto per giustificare le ubriacature e l’arrivo di nuovi Alpini?

Vuole Signor Prefetto,

che la peste nera psicologica, già diffusa in Bosnia, nel Burundi, Guatemala e dintorni, esportata dai gaudenti che formavano il codazzo del sommo pontefice, vuole che infesti anche questo bel paese conosciuto come Giardino d’Europa?

Pur di non rinunciare, questa Regione è disposta a pagargli puntualmente lo stipendio di un miliardo per la quinta volta mentre io come altri seimila e trecento operai restiamo disoccupati, perché Aosta, dice mamma Regione, è poverissima economicamente e a Barile raschiato.

Vuole Signor Prefetto,

che il prossimo Otto Marzo, si ripeta la Tragedia di un secolo fa che morirono bruciate vive centinaia di donne, per aver scioperato e chiesto al padrone l’aumento del misero salario? Ho l’impressione che questa volta saranno le Donne costrette, a mettere fuoco al medico, pediatra, stregone, che non sa curare i bambini contro lo “Scorbuto” e al Capoufficio molesto o al padrone che le costringe alla prostituzione o al lavoro nero.

Altrimenti il 2000 non sarà roseo se non si curano queste infezioni… Cause di una nuova “Peste Verde”, mai vista prima, il Virus e già nell’aria, o dentro i supermercati alimentari e colpirà per primo chi scoppia di salute adesso!!!

Parole queste di un Profeta metafisico in buona fede, recepita da sotto la pelle.

Vuole Signor Prefetto,

che il prossimo 21 aprile se i vecchi e nuovi Capibastoni della Democrazia Cristiana quali sono Scalfaro, Di Pietro, Pannella, Mancino, Buttiglione, e altri come il Cardinale Cicognara che pugnalò alle spalle lo scultore francese Sarrasine per contendersi Zambinella, come nell’Opera teatrale di Honoré de Balzac, se questi non si ravvedono avremmo un Governo alla Tambroni e Scelba, allora sì che il 25 aprile 1996, la frittata è fatta e Piazzale Loreto di Milano sconvolgerà il mondo?

Vuole Signor Prefetto,

prendere in considerazione che il prossimo primo maggio questo bel paese quale l’Italia e la Valle d’Aosta, darà il ben tornato al musicista Giuliano Gramsci, figlio di Antonio Gramsci, Russo Italo Sardo, dedicando con delibera, una Piazza o Via centrale o battezzando col suo nome l’ex nuovo edificio pubblico, della Biblioteca Regionale? Ritiro la mia prima proposta che suggeriva di battezzarla Santa Barbara del traliccio, per dire basta agli abusi edilizi e sperpero di denaro pubblico, a danno della ricerca scientifica, culturale e archeologica. Allora sì che Aosta diventerà giardino d’Europa.

Per tanto La prego di

fare iscrivere all’ordine del giorno della prossima adunanza consiliare

la seguente interrogazione:

Ricordando che da 10 anni denuncio il mal costume dei numerosi lavori, relativi a scavi archeologici e assoluta mancanza di trasparenza a danno delle poche unità lavorative.

io sottoscritto Molinaro Annibale chiedo all’Assessore competente per conoscenza:

1) L’elenco dei lavori ottenuti dalla ditta A., e il relativo compenso, a partire dal 1994 a dicembre 1995.

2) Le caratteristiche tecnico organizzative (attrezzature particolari, figure professionali, modalità di assunzione, ecc.) in base alle quali la ditta predetta ha ottenuto il riconoscimento di specializzazione nel campo degli scavi archeologici.

3) Perché l’INPS ha respinto il ricorso verbale riguardante la disoccupazione speciale presentata il 25 settembre 1996, con motivazione respinta perché il modello DS22, licenziato per fine contratto a termine, quando in edilizia non ha senso il contratto a termine?

Queste proteste avranno risonanza, se costretto a far rinvenire nella scatola nera, il nuovo parodico canovaccio, nei pressi della Torre Eiffel.

In attesa di una risposta scritta, le porgo distinti saluti.

Annibale Molinaro

 

La risposta scritta verrà, cortese e formale, dall’Assessore al Turismo, che rivendicherà trasparenza e correttezza dei criteri impiegati dalla sua amministrazione. Ma ora la penna di Annibale è in moto e non si fermerà e continuerà a macinare sospetti, accuse e visioni. Che torneranno nel prossimo capitolo.